mercoledì, Novembre 27, 2024
Cronaca

Tre anni fa l’aggressione a Donato Monopoli: “La nostra vita cambiata per sempre”

Tre anni fa l'aggressione a Donato Monopoli: "La nostra vita cambiata per sempre"

Tre anni fa l’aggressione ai danni di Donato Monopoli, all’epoca dei fatti 26enne, presso la discoteca Le Stelle di Foggia: poi la corsa in ospedale, prima al pronto soccorso di Foggia e poi a Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo, dove è morto dopo sette mesi di agonia.

La parola fine su quel violento pestaggio non è stata ancora scritta, perché il processo a carico di Michele Verderosa e Francesco Pio Stallone – che secondo l’accusa avrebbero ucciso il giovane cerignolano- è ancora in piedi con l’invio da Torino, su richiesta della Procura di Foggia, di due periti che dovranno collegare l’aggressione alla morte di Donato. Il pubblico ministero ha chiesto pene esemplari per i due foggiani, i cui legali hanno chiesto ed ottenuto il rito abbreviato, che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo dell’eventuale pena.

La famiglia di Donato Monopoli racconta quei momenti drammatici: sono passati “1095 giorni circa da quella telefonata, erano le 3 e 30, la corsa in ospedale, le lacrime che scendevano sul nostro viso e la speranza che non fosse vero…Perché una serata di divertimento non si può trasformare in una aggressione per “Futili motivi”, da mandarti in coma per 7 mesi”.

“In questi 3 anni nulla è cambiato. O meglio la nostra vita è cambiata per sempre, siamo stati condannati al peggior ergastolo a cui un genitore possa essere condannato ma chi ha fatto tutto questo, è ancora padrone della propria vita e della propria libertà. Dopo tutto questo tempo- dicono i familiari- siamo ancora qui a farci dire il perché non ci sei più come se non fosse chiaro e tutto questo ti uccide e ci uccide ogni giorno. Vorremmo che il telefono squillasse come quella notte e tu ci chiedessi di venirti a prendere, ma sappiamo che non è possibile. Verremo a portarti ancora fiori, ad abbracciare quel marmo aspettando il giorno in cui nell’aula di tribunale ti verrà restituita la giustizia che meriti”.



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