“Non fu legittima difesa”: la Cassazione il 15 novembre si esprimerà sull’omicidio Diciomma
“Il tema della legittima difesa putativa, che il ricorrente deduce di aver posto in primo grado, oltre ad essere indicato in termini estremamente generici, non è stato, all’evidenza, coltivato”. Mancano pochi giorni alla sentenza di Cassazione sull’omicidio di Antonio Diciomma, il cerignolano che nell’agosto 2015 fu ucciso nelle campagne di Troia da Michele Marchese dopo essere stato sorpreso a rubare nella sua proprietà. Il 15 novembre la Cassazione dovrà esprimersi e decidere se confermare la condanna a 6 anni e due mesi inferta dalla Corte d’Assise di Bari.
Nella sua requisitoria, il pm ha chiesto che la pena venga confermata tra una settimana. Lungo e tortuoso il percorso legale che ha interessato l’omicidio Diciomma: in primo grado e secondo grado, il Tribunale ha riconosciuto il suo assassinio come omicidio colposo, dando una condanna a Marchese di un solo anno, pena sospesa. La Cassazione ha invece bocciato l’impostazione rimandando tutto a Bari, che invece ha comminato una pena per omicidio volontario di 6 anni, 2 mesi e 20 giorni. Il prossimo 15 novembre la Cassazione dovrà nuovamente esprimersi.
“La parte civile ha sempre sostenuto che le condotte dell’imputato integrassero tutti gli elementi dell’omicidio volontario. Nonostante la doppia conforme ( cioè sentenza di condanna di primo grado confermata in appello) abbiamo sempre creduto nel ricorso per Cassazione proposto dalla Procura Generale presso la Corte d’appello di Bari anche su nostra sollecitazione. La Cassazione – spiega l’avvocato della famiglia Diciomma, Pietro Barbaro- accogliendolo aveva di fatto tracciato il percorso da seguire in sede d’appello in sede di rinvio. Oggi a pochi giorni dalla seconda decisione dei Giudici di Legittimità il parere della Procura Generale presso la Suprema Corte di Cassazione pur non essendo vincolante corrobora la tesi da sempre sostenuta dalla parte civile”.
“Impossibile prevedere la decisione della Cassazione ma come ebbi già modo di affermare non ci saranno ne vincitori né vinti ma solo l’accertamento di una verità che era e resterà tragicamente evitabile”, conclude l’avvocato Barbaro.
Il 26 agosto del 2015 il cerignolano Diciomma fu sorpreso da Michele Marchese nella sua proprietà, in campagna, mentre era intento a rubare materiale dell’imprenditore agricolo. Il titolare sparò diversi colpi di fucile, ferendo mortalmente la vittima. A sostegno di Marchese nacque anche un apposito Comitato, che riteneva quell’omicidio “legittima difesa”: e in tale direzione arrivarono anche le condanne di primo e secondo grado, che etichettarono come “omicidio colposo” quella tragedia. Successivamente il capo d’accusa, dopo l’intervento della Cassazione, fu cambiato in omicidio volontario. Tesi, quest’ultima, da sempre sostenuta dalla famiglia Diciomma e dal suo legale.