Allarme in Puglia per i sequestri lampo. Imprenditori nel mirino
Sequestrano gli imprenditori e poi chiedono un riscatto per il loro rilascio. Potrebbe essere più di una organizzazione criminale a compiere sequestri lampo nella Bat. Sarebbero almeno un paio gli episodi avvenuti recentemente nella provincia di Barletta-Andria-Trani. Tutti organizzati nei minimi dettagli e messi in atto nelle zone periferiche del territorio. Soprattutto in quelle strade di campagna poco trafficate che spesso di sera diventano terra di nessuno. Uno degli ultimi tentativi si sarebbe verificato ad Andria nei giorni scorsi, ma l’imprenditore avrebbe reagito dandosi alla fuga e riuscendo così a seminare i sequestratori. Una situazione particolarmente complessa, quindi. Anche per questo, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo. Bocche cucite da parte delle forze dell’ordine. Le indagini stanno proseguendo, ma resta il fatto che nella Bat la paura è tanta.
Le aziende del territorio si ritrovano a dover fare quotidianamente i conti con la criminalità. Molti degli episodi a volte non vengono neppure denunciati. Insomma, il rischio che anche sul fronte del fenomeno dei sequestri lampo possano essersi verificati più casi di quanti ne siano stati denunciati è concreto. Gli imprenditori spesso temono ritorsioni e così, alcuni di loro a volte preferiscono non esporsi. Lo stesso vale per gli assalti armati ai tir. Un problema che continua a penalizzare fortemente lo sviluppo economico del territorio. Molti clienti stranieri non si assumono più la responsabilità di ritirare la merce e chiedono alle aziende del territorio di sostenere l’onere del trasporto. A questo, si aggiungono gli atti intimidatori: dagli incendi sino alle campagne devastate. Solo qualche mese fa, tra Minervino e Spinazzola, decine di ettari di grano sono stati furtivamente trebbiati. Prima ancora, sono stati abbattuti una trentina di alberi di pesco nelle campagne di Canosa.
Lo stesso, a distanza di poco tempo, è successo nella borgata di Montaltino, a Barletta. E la crisi economica causata dall’emergenza sanitaria potrebbe aver peggiorato un contesto già fortemente provato, scatenando l’interesse dei clan nei confronti del tessuto economico della Bat. L’attenzione delle forze dell’ordine è massima. La prefettura della provincia è in prima linea. Il prefetto Maurizio Valiante ha avviato un programma di riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia del territorio itineranti nei dieci comuni della provincia, per monitorare la situazione complessiva. Oggi è in programma un nuovo incontro del comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza. Insomma, l’obiettivo è quello di non abbassare la guardia, mettendo in campo ogni azione utile non solo a contrastare ma anche prevenire i reati.
La Bat, secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza, si classifica infatti al primo posto in Italia sia per i furti di auto che per le rapine negli appartamenti. Negli ultimi giorni, la polizia ha ritrovato nelle campagne di Andria una decina di automobili rubate. Altre diciassette sono state individuate nella zona dell’Ofanto, nell’area compresa tra Barletta e San Ferdinando, dove sono stati recuperati anche «numerosi pezzi di ricambio – spiegano dalla questura – destinati ad alimentare il mercato nero con la complicità dei centri di autodemolizione». Una vera e propria organizzazione criminale, insomma. Non a caso, la Bat è tra le province italiane dove si registrano pure i livelli più alti di associazione di tipo mafioso, come qualche mese fa aveva già denunciato il procuratore della Repubblica di Trani, Renato Nitti. In questo contesto, i dati della Direzione investigativa antimafia, relativi al secondo semestre del 2020, lasciano poco spazio a dubbi. La provincia risulta estremamente sensibile al pericolo di infiltrazioni. A ciò si aggiunge il problema dei sodalizi tra clan locali e organizzazioni criminali baresi e foggiane. L’allerta resta alta soprattutto nelle città costiere. Da Margherita di Savoia a Barletta e da Trani a Bisceglie, usura e riciclaggio tendono a insinuarsi nel tessuto economico provinciale.
Il turismo rappresenta dunque una opportunità di espansione del raggio d’azione dei clan. Proprio Margherita di Savoia, secondo la Dia, potrebbe esporre il territorio alle strategie espansionistiche di gruppi criminali limitrofi che «individuano in quel centro un obiettivo altamente remunerativo poiché meta turistica e in quanto tale caratterizzata da floride piazze di spaccio, nonché da esercizi commerciali e strutture balneari che potrebbero essere sottoposte a estorsione, prestandosi ad attività di riciclaggio». In altre parole, il rischio è che i clan possano approfittare della fase di ripresa che interessa le attività imprenditoriali, radicandosi ulteriormente in un territorio già esposto a infiltrazioni criminali di ogni tipo. Basti pensare che a Barletta i gruppi locali, insieme alle cosche cerignolane e alla mafia garganica, hanno campo libero nella gestione del mercato della droga. La malavita foggiana, con quella barese e del Salento, è ben radicata pure ad Andria. L’analisi della Dia evidenzia infatti come la criminalità organizzata andriese sia «una delle realtà più pragmatiche della Bat». (repubblica)