L’INTERVISTA | Luca Bianchini: “A Cerignola avete uno stigma e io ci vengo a posta”
Domenica 19 dicembre, presso il locale Safarà, la rassegna “Natale sotto l’albero”, organizzata dall’associazione culturale OltreBabele ha ospitato Luca Bianchini, autore di best – seller come “Io che amo solo te”, “La cena di Natale” (da cui sono stati tratti gli omonimi film), conduttore radiofonico, ospite dei più noti salotti televisivi. L’autore ha incontrato il pubblico per parlare della sua ultima fatica letteraria, “Baci da Polignano”, e per la Puglia, da lui eletta a sua seconda patria.
«Ho amato la Puglia sin dal primo istante e la Puglia mi ha sempre ricambiato. Ho scritto un romanzo intitolato “Siamo solo amici” ambientato a Venezia e lì non mi ha filato nessuno. Invece qui in Puglia vi siete scatenati! Esistono tante Puglie: per me Bari è Milano, Lecce è Napoli (ma per i leccesi è Firenze) e il Foggiano è la Valle d’Aosta perché siete più diffidenti rispetto agli altri pugliesi, ma quando prendete ad amare qualcuno siete generosi ed affettuosi come nessun altro». L’idea di scrivere dell’infinita storia d’amore tra Ninella e don Mimì, i due protagonisti dei suoi romanzi ambientati in Puglia, gli è venuta «durante una cena a Bari in cui si parlava di un matrimonio. Tempo dieci minuti e mi sono ritrovato invitato ad un matrimonio di una persona mai conosciuta prima!» Per un piemontese come lui, scrivere della Puglia è stato più facile del previsto: «Se io fossi nato qui non avrei mai potuto scrivere di ciò che avviene in Puglia, perché per un pugliese si tratterebbe di cose ovvie. Inoltre, ho tanti amici in ogni zona della regione che mi aiutano a capire le usanze di tutti i posti in cui vado».
«Ogni pugliese – racconta Bianchini – è un romanzo a sé. Da ogni piccola cosa può nascere una storia. Una volta sono stato in una masseria il cui proprietario doveva sposarsi e io mi sono figurato due scenari: il primo era che se lui avesse festeggiato il suo matrimonio nella sua masseria, la gente avrebbe detto (parla con accendo pugliese, ndr): “Neh, con tutti i soldi e tutti i dipendenti che ha, festeggia nella sua masseria per risparmiare!»; il secondo era che se fosse andato a festeggiare da un’altra parte, la gente avrebbe detto (parla ancora con accento pugliese, ndr): “Neh, ha la masseria sua e va a festeggiare da un’altra parte! Proprio che si vuole fare vedere!” È andata nella seconda maniera».
La filosofia di vita di Luca Bianchini, che è anche quella dei suoi romanzi, è il vivere il momento: «Dobbiamo stare qui ed ora. Non dobbiamo mai guardarci troppo indietro e nemmeno troppo avanti. E poi, cos’è questa mania della verità che avete? Non fraintendete, è ovvio che anch’io voglia conoscerla, ma con tempi e dosaggi giusti. Su questo voi pugliesi dovete lavorarci. Avete un detto che è: “Guarda, te lo devo proprio dire!” Ma perché? Forse è qualcosa legata al fatto che io abbia cinquant’anni, ma penso che, con l’età, la verità sia meglio intuirla che capirla».
La personalità brillante di Luca Bianchini, piemontese di Nichelino, nel torinese, è entrata subito in sintonia con il modo di vivere dei pugliesi, tanto da fargli proclamare la nostra regione come sua seconda patria e ambientarci alcuni dei suoi romanzi di maggior successo, tra cui la sua ultima fatica letteraria “Baci da Polignano”.
La Puglia è diventata la sua nuova patria. Cosa ha fatto scattare l’amore tra lei e la nostra regione?
«È una terra serissima ma con un innato dono della leggerezza. Esistono tante Puglie e trovo che il Foggiano sia coma la Valle d’Aosta, diffidente ma generoso allo stesso tempo. È anche una terra sfigata e, venendo da una parte sfigata del Torinese, ho un certo feeling con zone come queste. Quando vengo qui a Cerignola mi dicono: “Mamma mia!” Avete uno stigma e io ci vengo a posta! Come voi pugliesi, a me piace sorprendere il prossimo».
Ninella e don Mimì, i protagonisti dei suoi romanzi ambientati in Puglia, si sono sempre amati, ma le loro vite hanno preso strade diverse. Tuttavia continuano a darsi altre possibilità, come se fossero convinti che la loro storia d’amore possa avere un lieto fine. Fino a che punto è giusto continuare a darsi possibilità per essere felici?
«Se smetti di darti possibilità, allora puoi anche ammazzarti! Non si tratta di illudersi. Già la vita fa schifo, perché non sognare almeno dei sentimenti? La storia di Ninella e don Mimì funziona perché non si risolve mai. Gli amori idealizzati funzionano sempre molto di più di quelli reali perché idealizzati non invecchiano e non hanno difetti».
Il titolo da cartolina del suo ultimo romanzo l’ha portata a spedire vere cartoline ai suoi lettori. Lei ha dichiarato che questo vuol dire che si è tornati a desiderare cose semplici.
«È così. Stare chiusi in casa ci ha fatto riscoprire il bisogno di scrivere. Non pensavo che l’idea potesse avere un tale successo! Ho trascorso intere giornate a scrivere cartoline che sono arrivate a Londra, in America Latina… conoscevo perfino le tariffe!»
Il prossimo passo è una trasposizione cinematografia?
«Non credo, gli attori hanno ormai una certa età. Una serie tv è in teoria più fattibile, ma ora è abbastanza improbabile. Comunque io mi diverto di più a scrivere romanzi. Il prossimo uscirà in primavera e si intitolerà “Le mogli hanno sempre ragione”. Siccome la Puglia è una regione molto femminile, è un titolo che dovrebbe piacervi molto».
Giovanni Soldano
”Apposta”.
”A posta” lo si usava prima di Manzoni
Prima di fare dichiarazioni informati. La sintassi corretta è A Posto e non APPOSTO che ha tutt’altro significato come APPLICATO.
Per amor di verità mi corre l’obbligo di precisare che sono corrette entrambe le forme, trattasi di univerbazione.
Rimando,per gli approfondimenti,al sito dell’Accademia della Crusca,qui sotto riportato.
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/il-processo-di-univerbazione-o-univerbizzazione-nellitaliano-contemporaneo/192