Assalto al caveau di Brescia, cade l’aggravante mafiosa anche in Cassazione

Cade anche in Cassazione l’aggravante mafiosa per il commando che a marzo scorso aveva pianificato un assalto al caveau di un istituto di vigilanza a Calcinasco, nel bresciano, poi fallito perché la banda, nelle fasi di elaborazione del piano, era intercettata dalla Questura che prima del colpo ha arrestato 31 persone all’interno di un casolare adibito a covo.

Venerdì 14 ottobre la seconda sezione della Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero e ha riconfermato l’esclusione del metodo mafioso per i fatti di Brescia, confermando l’impostazione del Tribunale del Riesame che già aveva espresso contrarietà – rispetto alla quale vi era stato il ricorso del pm- alla “mafiosità” delle condotte. Il provvedimento della Cassazione riguarda 4 dei 31 imputati, ma verosimilmente, come già accaduto ad aprile, verrà esteso a tutte le persone coinvolte nel tentato agguato.

Viene confermata, così, la linea e la richiesta degli avvocati Barbaro, De Cosmo, Frino, Matera e Santangelo del Foro di Foggia e degli avvocati Afrune, Abate e Guastaldi del Foro di Brescia.

Per preparare il colpo, la banda aveva provveduto a rubare circa 20 mezzi tra autovetture, furgoni, camion che sarebbero serviti ad isolare l’area ed impedire l’accesso delle forze dell’ordine. Grazie a pedinamenti e a intercettazioni la squadra è stata braccata in un casolare ubicato nella zona industriale di Cazzago san Martino e in altri covi a Gardone Val Trompia e Ospitaletto. Si tratta di un vero e proprio marchio di fabbrica, quello dell’assalto ai caveau, da parte della criminalità organizzata cerignolana, capace – come spiegato nelle relazioni semestrali della DIA – di intessere rapporti con i gruppi criminali della regione e di altre regioni.