Ansia, paura e rabbia: viaggio nelle scuole di Cerignola
La fine dell’emergenza sanitaria è ormai prossima (il prossimo 30 aprile sarà l’ultimo giorno in cui si accederà nelle strutture sanitarie indossando la mascherina), ma la pandemia sembra ormai essere un brutto ricordo già da diversi mesi. Tuttavia, gli effetti del cosiddetto “long covid” sono tutt’altro che svaniti non solo a livello fisico ma anche e soprattutto a livello di salute mentale. L’isolamento forzato ha causato enormi disagi psichici negli strati più fragili della popolazione, con anziani e giovani che hanno pagato il prezzo più alto ma, in generale, il quadro è difficile da decifrare: ansia, depressione e solitudine si sono diffuse in maniera allarmante tanto che, stando a un recente studio pubblicato dal British Medical Journal, la pandemia sta influenzando la vita di milioni di persone in tutto il mondo in modo tale da costringerle per la prima volta a dover affrontare problemi psicologici.
I giovani non sono esenti da queste problematiche anche in Italia: nei giorni scorsi, ha destato scalpore la notizia relativa il liceo classico Brechet di Milano dove, nel periodo da settembre a marzo, ben 56 studenti hanno deciso di lasciare gli studi a causa della troppa pressione e della mancanza di serenità nell’affrontare le prove scritte e orali. Ma se già in una grande realtà quale è quella milanese si fronteggiano con difficoltà simili situazioni, cosa accade nei contesti di provincia?
A Cerignola, pressocché tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado si sono dotati di sportelli o di percorsi di supporto psicologico in favore degli studenti. Se però c’è un dato che emerge, è quello riguardante il fatto che sono i frequentanti dei primi due anni di studi ad aver subito e a subire ancora gli effetti più gravi della post pandemia, sia a livello di scuole medie sia a livello di scuole superiori. Ansia, paura e rabbia sono i sentimenti più comuni tra preadolescenti e adolescenti che, nelle fasi di passaggio tra un contesto scolastico e l’altro, sembrano essere più vulnerabili alle sensazioni negative.
Tra le prime scuole di Cerignola a fornirsi della figura dello psicologo c’è stata l’ITET Dante Alighieri diretta da Salvatore Mininno: “Il nostro sportello è attivo già dal 2019, dunque ben prima del periodo pandemico – ha riferito a l’Attacco il dirigente scolastico – Esso è rivolto non solo agli studenti ma anche alle famiglie e ai docenti. Abbiamo organizzato degli incontri informativi allo scopo di rimuovere i pregiudizi sulla figura dello psicologo e pubblicato un libro di buone pratiche per comunicare le risposte date dalla nostra scuola ai bisogni dei ragazzi”.
I disagi giovanili, già presenti prima del 2020, si sono aggravati con l’arrivo del virus e di tutto quello che ha comportato in seguito: “Gli strascichi sono ancora evidenti in special modo tra gli studenti del biennio – ha spiegato Mininno – Infatti, questi ragazzi sono quelli che più hanno manifestato il proprio malessere agli insegnanti. In collaborazione con le famiglie, abbiamo cercato di approfondire i motivi della loro ansia per dare risposte in termini educativi”.
A preoccupare il dirigente sono soprattutto i tempi di ascolto limitati che i giovani hanno: “Dopo la didattica a distanza, è sempre più difficile riuscire ad ottenere attenzione in aula per cinque ore. Noi abbiamo risposto con un dialogo educativo prima della lezione, per comprendere i motivi della loro insofferenza. Com’è facile comprendere, la DAD ha amplificato questa insofferenza. Per di più, i quattordicenni e i quindicenni sono già turbolenti di per sé, e la provenienza dal vissuto del lockdown ha complicato il tutto. Il nostro sportello settimanale lavora per dare loro il massimo supporto possibile e, qualora necessario, si estende l’assistenza anche a docenti e alle famiglie degli alunni”.
Anche Maria Luisa Russo, dirigente dell’Istituto Comprensivo Di Vittorio – Padre Pio, ha sottolineato come siano i più giovani a costituire i casi più complicati da seguire: “Ci sono alcuni ragazzini di prima e di seconda media che danno da pensare – ha detto la preside a l’Attacco – Dallo scorso anno, abbiamo uno sportello anche noi. Per fortuna, la situazione è piuttosto tranquilla. Lo scorso anno scolastico è stato inaugurato un percorso di educazione all’affettività attraverso una serie di incontri tra alunni e psicologo in cui i ragazzi hanno potuto parlare delle proprie fragilità e delle proprie paure. Qualche caso limite lo abbiamo avuto anche qui: lo scorso anno, c’era un ragazzino di terza che riusciva a stare in aula non più di un’ora. Aveva terrore di rimanere a scuola perché temeva che succedesse qualcosa alla sua famiglia. In generale è tutto sotto controllo, anche se c’è ancora qualche ragazzino di prima media che ha delle difficoltà”.
Altro fattore importantissimo è stato la formazione dedicata ai genitori “con cui abbiamo trovato una sintesi per sanare le criticità a cui i ragazzi sono andati incontro. Ogni quindici giorni lo psicologo si confronta con le famiglie per discutere dei problemi dei loro figli”. Ma se lo scorso anno il nemico principale era la paura, quest’anno è la rabbia a essere il pericolo più grave: “Sono sempre i ragazzini delle classi prime e seconde a essere i più insofferenti. Si è passati da un evidente timore di emergere a un volersi affermare a tutti i costi alzando la voce e pronunciando in modo forte il proprio dissenso all’autorità del docente. Di conseguenza, lo psicologo ha dovuto cambiare metodo di lavoro, provando a trasformare questa continua opposizione all’adulto in autostima e in voglia di confrontarsi positivamente con l’altro”, ha concluso Russo.
Giovanni Soldano- L’attacco