Il licenziamento dai Cifaldi, il tentato suicidio, poi la vittoria in Tribunale: la storia di Francesco Barbieri
Il licenziamento dopo la denuncia, il tentativo di suicidio, una situazione familiare che tracolla e un isolamento personale. Il calvario di Francesco Barbieri, che insieme a Raffaele Manobianco e Franco Visentino ha denunciato la ditta BetonCifaldi, è finito nel Tribunale di Foggia dove il giudice Minieri ha emesso sentenza di condanna per estorsione a carico dei titolari della ditta di calcestruzzi.
A marzo del 2015 Barbieri arriva, disperato, nell’azienda, sale in cima ad un silos di venti metri e da lì minaccia di farla finita. L’uomo, all’epoca cinquantenne, aveva da poco perso l’impiego dai Cifaldi perché “cessato il rapporto di fiducia”, diceva ai tempi Michele Cifaldi, ma l’avvocato Mennuni, a margine di quell’episodio estremo poi fortunatamente rientrato, spiegava: “Stanco dei soprusi e di quanto è stato costretto a subire, non solo dal punto di vista del trattamento economico, accettando paghe non adeguate, ha costantemente subito la minaccia del licenziamento. A questo punto ha deciso di ribellarsi. Una settimana fa (era il marzo del 2015, ndr) stava per firmare un contratto, ma poi è saltato tutto: probabilmente i nuovi titolari hanno saputo delle denunce”.
A distanza di dieci anni quelle denunce trovano riscontro. A maggior ragione dopo la sentenza del Tribunale di Foggia che ha dichiarato colpevoli i vertici dell’azienda di calcestruzzi. Ciò che invece non è cambiata è stata la storia di Barbieri, che nel frattempo ha subìto la separazione dalla moglie a causa di problemi di depressione. Oggi come allora è senza lavoro. Dopo la denuncia, nessuno lo ha assunto.
Ai tempi – era il 2015, appunto- i titolari della BetonCifaldi, intervistati, parlarono di “invenzioni inutili” di Barbieri: oggi invece il Tribunale di Foggia li ha condannati in primo grado a tre anni e sei mesi di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per i prossimi cinque anni.
ma per estorsione di cosa? di un sorriso durante il lavoro? adesso se uno chiede ad un dipendente di lavorare, ammesso che non ci siano condizioni economico morali corrette parliamo di un reato per cui fino ad oggi era conosciuto come l’estorsione che ricevevano gli imprenditori dai delinquenti con richieste di denaro. Allora io ricevo estorsioni continuamente, e forse anche io pratico estorsione! questi tre morti di fame, o almeno cosi si sono raccontati, che cosa si dovevano far estorcere?? vai al tribunale del lavoro e fai una vertenza, ti prendi i soldi, se ti vengono riconosciuti e il mondo… Leggi il resto »
Un altro Lestofante che non ha capito niente delle vicissitudini, ma che vuole x forza scrivere qualcosa. Informatevi prima di scrivere.
giornalaio, fai una cortesia a tutti, fai una mezza ricerca, verifica la fedina penale di Franco e scrivici un articolo dopo, vediamo che cosa ne pensiamo dopo.
il titolo d’impatto sarebbe questo:
“L’estorsore estorto”
Ma la fedina penale di Franco è precedente o successiva all’assunzione? Perché Cifaldi allora lo hanno assunto? Secondo il tuo ragionamento se un cittadino qualsiasi fa una denuncia per aver subito dei torti non può essere credibile perché ha la fedina penale sporca. Il giudice deve giudicare il suo passato o il delitto?
e’ inutile che glielo spieghi……e’ troppo difficile da capire.
Speriamo diventi pezzente anche io se vuol dire quello.
Non so quale qualifica a te attribuita ti permetta di dire che i 3 sono morti di fame. Non credo che 10 anni di processo ed indagini portano a pluricondanne per un sorriso . Io conosco di persona i 3 coinvolti e ti posso assicurare che non sono morti di fame. 1. I suddetti rimangono condannati 2. I 3 citati da te hanno vinto e hanno avuto giustizia. 3. Tu rimani un senza palle anonimo convinto che il loro buon nome di imprenditori possa coprire le malefatte condannate. 4. Non ti rimane che prendere maloox per te e quelli che… Leggi il resto »
Però non si può trasformare una vicenda processuale seria in uno spot pubblicitario. Le aule dei tribunali sono i luoghi preposti all’accertamento dei fatti e della verità. Si tratta di una vicenda molto dolorosa per le persone offese. Enfatizzare la notizia con tanto di nomi e dello studio legale non rende onore a nessuno. Il rispetto per le vittime dipende anche dal modo con il quale non le si sovraespongono. Se giustizia è lo si vedrà nei tre gradi. Ora la sentenza ha tracciato il primo solco. Però basta con gli spot pubblicitari.
Questo non è un articolo di giornale, questo è l’articolo richiesto dagli offesi e soprattutto dal suo avvocato per pubblicizzarsi o raccontare la loro storia, ed è il terzo in qualche giorno ma come dicono sopra si leggono sempre le stesse cose e gli stessi, nulla dall’altro lato.
Quindi stai dicendo che la notizia non va data? Davvero? Ma ce la fai?