Caiaffa guarda al futuro: idrogeno verde ed e-fuel le scommesse nell’ex interporto | L’INTERVISTA
“Abbiamo deciso di chiamare il nostro programma di sviluppo Polo energetico dauno perché è nostra intenzione mantenere tutto ciò che l’interporto ha già in dotazione, vale a dire il collegamento ferroviario, le mega celle frigorifere e tutto il resto, inquadrandolo nell’ambito della sostenibilità ambientale”. Nelle intenzioni, la visione imprenditoriale di Luigi Caiaffa, imprenditore cerignolano del gruppo Cerichem, è di tipo europeo, molto diversa dalla maggior parte delle visioni degli imprenditori del territorio.
La chiave sta nell’attuazione di quel cambio di mentalità che consentirebbe al tessuto socio – economico locale (cerignolano in primo luogo ma non soltanto) di conseguire un salto di qualità decisivo in termini economici e sociali di portata ingente. Le azioni necessarie per quel salto di qualità sono indubbiamente tante, tuttavia non sono rimandabili in quanto occorre necessariamente che Cerignola si inserisca in un contesto globale di respiro nazionale ed europeo se vuole uscire da un guscio fatto di localismo che, nel giro di breve tempo, soffocherà qualsiasi nuova concezione di sviluppo.
La Cerichem, già presente in Zona Industriale, si è ufficialmente trasferita nell’interporto lo scorso 1° maggio, diventando subito operativa. Come racconta lo stesso Caiaffa a l’Attacco, “il primo impatto con il luogo è stato devastante, date le condizioni in cui era ridotto. Quando abbiamo deciso di acquistare l’interporto nel 2021, spendendo poco più di 2 milioni d’euro, lo abbiamo fatto perché allettati dai tre capannoni presenti, due da 5 mila m² l’uno e l’altro da 3600 m². Però abbiamo poi pensato di ampliare la nostra visione a partire dalla centrale ad idrogeno verde”.
Come infatti riportato da l’Attacco lo scorso marzo, Cerichem ha ottenuto un finanziamento di 9.860.000,00 euro per la realizzazione dell’impianto che sorgerà su un’area di 4 ettari all’interno dell’interporto. Il progetto prevede che la centrale vada ultimata entro il 30 giugno 2026. Lo stabilimento sarà dotato di un sistema di produzione dell’idrogeno dalla potenza nominale di 1508 Kilowatt di picco in grado di produrre 27,9 kg di gas l’ora. L’energia proveniente dalle fonti rinnovabili avrà derivazione da due impianti: uno a biomassa della capacità di 1150 Kilowatt; l’altro della potenza di 2 Megawatt integrato con una batteria d’accumulo di 1 Megawatt l’ora e distribuito sulla copertura dei capannoni esistenti. La produzione annua di gas sarà di 246 tonnellate.
La realizzazione della centrale ad idrogeno verde è contestuale al vasto progetto denominato “Polo energetico dauno – riprende l’imprenditore – Attraverso l’utilizzo di alcune tipologie di rifiuti, lo scopo è la produzione di energia elettrica, di energia termica e del cosiddetto e-fuel, che è diventato un nostro pallino. Si provi ad immaginare un impianto che produce energia elettrica che, a sua volta, alimenta un impianto che produce idrogeno. Inoltre, si provi ad immaginare un altro impianto in grado di catturare l’anidride carbonica dall’aria. Combinando questi due elementi, si ottiene l’e-fuel”.
Cosa è l’e-fuel lo spiega a l’Attacco Pio Cianci, direttore finanziario della Cerichem: “Si tratta di un carburante prodotto combinando idrogeno ed anidride carbonica. Questo combustibile sintetico è generato grazie a fonti rinnovabili oppure grazie a materiali di scarto. La gamma d’utilizzo è molto ampia, dalle automobili fino alla sostituzione del gas metano per il riscaldamento domestico”. Per costruire un impianto per la produzione di e-fuel, occorre un investimento pari a “150 milioni di euro. La nostra intenzione è costruirne uno qui nell’area dell’interporto. Come trovare i fondi necessari? Coinvolgendo partner privati, che da anni investono denaro in questa tecnologia, e recependo fondi europei tramite Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa, n.d.r.). Abbiamo già individuato la zona su cui costruire che ha una superficie di 3 ettari. Per quanto riguarda i tempi, ritengo che nel 2027 dovremmo farcela. Questo avrà un impatto occupazionale notevole, con almeno 50 persone di personale base più l’assunzione di personale qualificato”.
Tornando al recepimento di fondi privati, Cianci chiarisce che “ci siamo già mossi mettendoci in contatto con aziende tedesche, olandesi e del nord Europa. Siamo ancora nella fase iniziale, che è la più complicata dal punto di vista burocratico. Non siamo davanti a tecnologie semplici, per elaborare il progetto preliminare ci abbiamo impiegato un anno. Ora tocca alla fase esecutiva”. Se andasse in porto, l’impianto di produzione di e-fuel sarebbe fondamentalmente il primo del genere in Italia: “Esistono già dei progetti simili in Emilia-Romagna ed in Lombardia, ma anche l’idrogeno verde non ha uno storico importante a livello nazionale. Quello prodotto in Italia proviene dal gas metano, mentre quello prodotto da fonti rinnovabili è ancora molto poco”. Proprio l’impianto ad idrogeno verrà cantierizzato entro il 2024, ma non basta: “Sempre per il 2024, abbiamo stipulato un accordo con il Dipartimento di chimica dell’Università di Bari relativo alla ricerca e sviluppo nel settore dell’idrogeno. Queste sono le novità a breve termine”, annuncia Cianci.
L’ampiezza del progetto del Polo energetico dauno è tale che, se e quando ultimato, non avrà ricadute solo materiali ma anche culturali, perché andrebbe a segnare una svolta nel modo di pensare l’impresa in tutta la provincia: “Dobbiamo aprirci al mondo, questo territorio non può restare chiuso in una visione arcaica dell’imprenditoria. Dobbiamo alimentare sinergie con altre realtà partendo dalle energie sostenibili, che sono necessitano di partneriati ricchi e ampi”, conclude Caiaffa.
Giovanni Soldano