La seconda vita di Michele dopo il trapianto: “È la mia rinascita”
“Il 20 febbraio è stata la mia seconda data di nascita, quel giorno sono tornato a vivere di nuovo”, queste sono le parole di Michele Panebianco, mentre ci racconta del giorno “X” della sua vita, giorno in cui ha ricevuto un trapianto di rene.
“Tutto è iniziato nel 2021, quasi 3 anni fa, ad ottobre con delle visite di controllo, vivevo la mia vita normalmente, come un ragazzo qualsiasi di 30 anni. Lavoro, calcetto, gli amici, mia moglie, fin quando non mi sono accorto dapprima di soffrire di ipertensione, e successivamente si è aggiunta anche l’anemia, annessa ad un colorito strano della mia pelle, fatte le analisi il mio medico curante mi dice subito di andare in ospedale per degli accertamenti, avevo la creatinina (Sostanza chimica tipicamente alta nei casi di insufficienza renale cronica con valori nella media da 0.9 a 1.3 ndr.) a 5, da lì è iniziato il mio calvario”, ci dice Michele, raccontandoci di come la sua vita sia cambiata radicalmente dopo aver ricevuto la diagnosi, Nefropatia da immunoglobulina A, 5° ed ultimo stadio.
“A luglio 2021 mi sono sposato con Arianna, ed ad ottobre poi è iniziato tutto il resto. Facevo il panettiere da quasi 20 anni”, racconta Michele mentre accenna al suo passato, ammettendo che almeno per ora, in fase di guarigione non potrebbe reggere i ritmi del suo vecchio lavoro.
“Per ovviare all’insufficienza renale ho fatto la dialisi per più di due anni, dopo le difficoltà iniziali, in cui il corpo si abitua a dializzare, per il resto l’ho passata in modo abbastanza tranquillo, soprattutto grazie all’equipe medica del reparto di Nefrologia di Cerignola. E devo dire che nonostante tutto ho sempre cercato di affrontare al meglio la mia malattia, in questo tipo di situazioni non ci si deve assolutamente buttare giù, bisogna sempre affrontare qualsiasi cosa”, fa capire Michele dopo il plauso al reparto del Tatarella, (ringraziando personalmente la Dott.ssa Sgarro) che la vita deve essere affrontata con coraggio e resilienza, soprattutto nei momenti più bui.
“Ero in lista d’attesa per il trapianto da Maggio scorso, la chiamata finalmente arriva nella notte tra il 19 e il 20 febbraio, di notte al policlinico per gli ultimi accertamenti, scalo i due sopra di me in lista per incompatibilità e alle 3 di notte la notizia: domani sarà finalmente il giorno tanto atteso del trapianto, la liberatoria firmata, la sala preoperatoria e poi il nulla, non ricordo niente, ero addormentato, avrei potuto persino non svegliarmi più dopo quella anestesia, ma il 20 febbraio, è stato il secondo compleanno della mia vita, il giorno in cui sono praticamente rinato. Sono tornato a vivere grazie a questa signora, morta a 58 anni di cui purtroppo non ho mai saputo il nome, mi sarebbe davvero piaciuto un domani scegliere come possibile nome per una figlia femminuccia il suo nome, come ringraziamento per avermi fatto quel dono” riferendosi alla donatrice defunta Michele fa anche un appello.
“Sembra così scontato ma bisogna donare, si possono aiutare davvero un sacco di persone, basta solamente mettere una preferenza quando si va a rinnovare la carta di identità, nei 10 giorni di permanenza al policlinico di Bari, la stessa equipe medica che mi ha trapiantato il rene ha eseguito altri due trapianti di reni ed un’altra di fegato. Questo – aggiunge il giovane cerignolano- ci fa capire quanto anche la mia storia possa sembrare piccola ed irrilevante davanti a così tante vite che possono essere aiutate con una semplice preferenza”.
“L’amicizia con Don Pasquale Cotugno mi ha aiutato tanto, ma più che aiutato in realtà ci siamo aiutati reciprocamente, tranquillizzati, confrontati. Ci siamo fatti forza a vicenda, molte persone in questi momenti sono sole e si possono lasciare andare, per fortuna ho avuto un amico in quei momenti”, confessa Michele ricordando le sedute di Dialisi con Don Pasquale, avendo passato lo stesso calvario, ma non è l’unica persona ad essere stata accanto a Michele, anche Arianna, sua moglie è stata vicina nei momenti più difficili, in cui lei stessa ha scoperto la sua vocazione, il corso da OSS, con l’esperienza acquisita in casa col coniuge.
“Ora la mia attenzione si è concentrata su mia madre, in un primo momento per non far passare la mia malattia in secondo piano si è un po’ trascurata”.
Ora Michele, sta passando le ultime settimane di degenza post operatoria, a due mesi dall’operazione pensa già ad un possibile impiego lavorativo, sembrando già pronto prima del tempo a rimettersi in gioco nella vita di tutti i giorni, mostrando di affrontare la vita con coraggio e resilienza alle avversità, assaporando adesso una nuova vita piena di stimoli, emozioni e finalmente una dieta meno rigida.
Giuseppe Bellapianta
Auguri Michele per la tua vita, e la tua testimonianza ,in tutti casi essere donatore volontario è una AMMIRAZIONE per chi lo fa, aiutando la vita estrema di altre persone a rischio, e la sopravvivenza è importante, io sono iscritto all”(AIDO) dal 2012 è sono fiero di aiutare e salvare con i miei organi, la vita da 7 a 9 persone , pensate che DONO!!!! Tanto, una volta che la tua funzione cerebrale è molto danneggiata, e non dà più segno alla vita,e i medici dicono di staccare la spina,, e meglio far vivere altre persone che ne hanno davvero… Leggi il resto »
Una bella rinascita, tanti auguri di buona salute.