La Confraternita di San Rocco spegne 200 candeline
Con i loro cappucci bianchi e le mantelle verdi, i confratelli di Maria Santissima del Rosario e San Rocco si sono impressi nell’immaginario collettivo religioso e si sono resi inconfondibili nella lunga scia di processioni liturgiche cittadine. La confraternita ha scritto numerose pagine nodali nella storia di Cerignola, per questo è stato naturale festeggiare un traguardo importante, presso la parrocchia di San Domenico, lo scorso 17 febbraio, alle ore 19.30.
Alla presenza di un visibilmente commosso e fiero Piero De Feudis, priore in carica, il quale ha commentato l’evento affermando l’importanza “”del ruolo sociale e religioso, approvato dalla diocesi e dotato del riconoscimento giuridico””, nonchà © “”della partecipazione alle processioni come segno di appartenenza alla Chiesa per testimoniare il vangelo””, il numeroso uditorio ha potuto ascoltare stralci pregnanti dell’ultima fatica letteraria del dr Saverio Spicciariello, dedicato alla ricostruzione certosina della lunghissima storia del Monastero Domenicano, da cui sarebbe sorto in tempi successivi la chiesa di San Domenico, e le travagliate vicende dell’aggregazione laicale gravitante attorno al luogo di culto.
Il nucleo fondamentale del monastero risale al 500, sorto per fornire ricovero e luogo di confronto per i pellegrini diretti sulla via del santuario di San Michele. Chiuso coercitivamente nella temperie ideologica napoleonica, durante il regno di Gioacchino Murat sull’Italia, e orbato delle sue preziosissime reliquie e degli arredi sacri, il convento fu nuovamente riabilitato, assieme al suo Ordine affidatario, dalla restaurazione dei Borboni, nel 1815. Dopo una manciata di anni, nel 1816, venne istituita la storica Confraternita, istituzione nel cui alveo entrò a far parte il gotha della società cerignolana d’epoca, per volontà di Re Ferdinando IV di Napoli, cui seguì l’intesa stipulata fra il sovrano e papa Pio VII; con cui i beni confiscati vengono restituiti e il monastero viene investito dal Municipio come “”luogo di pubblica utilità “”.
I confratelli si distinsero subito per il loro ufficio prestigioso della distribuzione dei viatico ai malati, per le opere di beneficenza nel sociale e per lo spirito ardente di apostolato. Mission riconfermata alle soglie del novecento, con la nascita della Confraternita moderna, nel 1909, anno di straordinario fermento urbano e sociale. Erano gli anni in cui Cerignola lievitava e si accresceva, con l’arrivo di masse di braccianti affluite durante il periodo d’oro dell’utilizzo delle fosse granarie, bisognose di assistenza spirituale; richiesta che venne prontamente intercettata, con l’elevazione del monastero allo status di parrocchia. Erano anni in cui le ideologie socialiste e comunisteggianti penetravano presso i ceti meno abbienti e sottraevano fedeli agli altari, anni in cui il rione ad oggi chiamato Cristo Re, rinato dall’opera posteriore missionaria dei padri Salesiani, veniva definito per l’alta concentrazione di militanti rossi “”Quartiere dei Senza Cristo””. Sorgevano anche i quartieri di San Matteo e La Cittadella, subito oggetto di intenso apostolato dalle truppe dell’albeggiante parrocchia di San Domenico, coronato da una popolazione parrocchiale iniziale di 8000 anime, in un censimento di metà secolo.
A proseguire l’opera evangelica ci pensa il parroco titolare, don Pasquale Cotugno, raccolta la staffetta da don Angelo Mercaldi, con la sua vulcanica e indomabile mobilitazione di energie spese nell’apertura recente dell’Oratorio, sede anche del Servizio Civile diocesano. Un uomo consacrato che ammonisce “”a non essere nostalgici, ma a capire dove siamo diretti””. Un incarico che esercita con abnegazione anche dimostrando di aver cura del ricco arredo sacro, definito dall’Arch. Antonio Dileo, responsabile dei Beni Architettonici della Diocesi, di chiara importanza storico artistica, valorizzata e non diminuita dal restauro pluriennale compiuto di recente.
A chiudere i lavori della giornata ci ha pensato il Vicario don Giacomo Cirulli, figlio della comunità di San Domenico, il quale ha rievocato “”il ruolo della parrocchia come centro propulsore delle innovazioni del Concilio Vaticano II nel territorio cerignolano, e come culla di numerose vocazioni all’interno del clero locale””.
Enrico Frasca