Piano di riordino, il Tatarella rimane di I livello. Si lavora per ortopedia
L’okay definitivo al piano di riordino ospedaliero fa tirare un sospiro di sollievo al Tatarella, confermata struttura di primo livello nella bozza definitiva approvata dalla Regione Puglia. Le proteste e i cortei dell’anno scorso paiono essere diventati soltanto un brutto ricordo, perchà© se appena 12 mesi fa era nell’aria l’ipotesi di declassamento dell’ospedale Tatarella, oggi con l’ultimo atto varato dalla giunta regionale del presidente Michele Emiliano si può tornare a guardare con ottimismo il futuro.
Le criticità rimangono, come ad esempio in ortopedia che da gennaio scorso è stata ridotta alla gestione dell’ordinaria amministrazione con la chiusura delle sale operatorie, e sul cui stato di salute il direttore generale della ASL di Foggia, Vito Piazzolla, ha dato rassicurazioni: “”Stiamo studiando soluzioni anche con il dottor Pedota degli ospedali Riuniti di Foggia. Ma quello che succede con gli ortopedici lo abbiamo già vissuto anche con gli anestesisti: semplicemente non ce ne sono, servono più specializzati. Provvederemo a guardare la disponibilità di una graduatoria della BAT, e contiamo di poter trovare una soluzione per il Tatarella””. Mentre la soppressione degli ospedali in esubero della Puglia dovrebbe arrivare entro il 2018, il nosocomio cerignolano, che ha un’utenza di oltre 100 mila cittadini, si prepara ad una nuova stagione, considerando anche la chiusura della struttura di Canosa, che potrebbe riportare nel plesso locale una nuova fetta di pazienti. Così, su scala regionale, si passerà da 39 a 32 ospedali. E a giugno arriverebbe la prima sostanziosa sforbiciata.
Anche i punti nascita dovrebbero rimanere illesi dalla revisione regionale, che salva quei reparti con nascite comprese tra 500 e 1000 a patto che vi sia terapia intensiva: Cerignola si attesta intorno a 900 parti all’anno. Numeri che potrebbero crescere con l’innesto di nuovi anestesisti e la pratica del “”parto indolore””, la cui attivazione porterebbe in corsia – secondo stime interne al reparto- almeno altri 200 pazienti, abbattendo la soglia minima dei 1000 parti previsti per legge. Dal primo gennaio 2018 si procederà dunque alla chiusura dei punti nascita con meno di 1000 parti e senza terapia intensiva: si avrà a disposizione un anno per lavorare all’incremento dell’attività . Di contro, però, al Tatarella si fanno i conti con le defezioni, con i contratti scaduti e con la relativa necessità di porre un limite serio alle lacune strutturali e ataviche delle corsie, sprovviste di un adeguato numero di operatori medici, infermieristici e tecnici.
Nella Capitanata anche il Masselli Mascia di San Severo, gemello di Cerignola, non subisce tagli o declassamenti, mentre Lucera diventa ospedale di zona disagiata e Manfredonia struttura di base.
Michele Cirulli