La lenta agonia dell’ospedale di Cerignola
A febbraio scorso oltre 2000 persone si unirono in un corteo per dire no al declassamento dell’ospedale Tatarella a struttura di primo livello, ma da quei giorni di apprensione e protesta, cosa è rimasto del nosocomio? A fare il punto questa mattina è stata CittadinanzAttiva di Mimmo Dagnelli, Matteo Valentino e Angela Bruno che insieme ai loro associati hanno evidenziato il rischio concreto di una lenta agonia che dovrà arrivare al 2017 ai minimi termini.
Pronto Soccorso. Triage appena abbozzato, insicurezza dilagante e congestione del comparto. Il pronto soccorso del Tatarella effettua circa 110 prestazioni al giorno, la maggior parte delle quali “ per CittadinanzAttiva circa l’80%- sono codici bianchi e verdi, che potrebbero tranquillamente essere risolti dai medici di base e dalla guardia medica: questo denota che l’assistenza territoriale è in piena crisi mentre dovrebbe essere l’obiettivo di una seria riforma e riorganizzazione. Dunque in pronto soccorso ci finiscono casi lievi, aumentano i tempi di attesa, le situazioni diventano ingestibili e molte volte ad alto rischio per gli operatori della sanità , vittime di aggressioni fisiche e verbali. A questo va aggiunta la mancanza di personale infermieristico per gestire il triage, ossia la priorità di intervento e di accesso negli ambulatori dei pazienti.
Sale operatorie. Anche qui le liste si fanno lunghissime. Motivo? Carenza di anestesisti, così le operazioni si fanno meno assidue e tra interventi programmati e quelli di urgenza, tra cui anche i parti cesari che sono maggiori rispetto alla media nazionale, si creano disagi e lamentele da parte dei pazienti.
Urologia. Si ripete la situazione di carenza di anestesisti “ puntualizzano da CittadinanzAttiva- con ritardi e rimandi di interventi chirurgici, che per la particolare caratteristica della patologia possono mettere a rischio la vita del paziente.
Senologia. Screening salva vita, ma quasi del tutto assente. Non è un caso che tra gli iscritti dell’associazione che si occupa dei diritti del malato ci sia anche l’oncologo Roberto Saccozzi, che proprio attraverso queste colonne aveva spiegato come mettere a punto un sistema di prevenzione oculato. Anche perchè “ ripete l’associazione- nel territorio il tasso di incidenza di carcinoma mammario è nella media regionale, ma la mortalità è maggiore del 30% a causa del ritardo diagnostico.
Organico e mobilità passiva. La carenza del personale si riflette automaticamente sulla mobilità passiva, ossia su quel fenomeno che registra prestazioni sanitarie in uscita, con pazienti che preferiscono farsi curare altrove a causa delle lunghe liste d’attesa. La Asl di Foggia paga 62 milioni di euro ad altre Asl per garantire cure ai propri pazienti migranti.
Sicurezza. Le aggressioni a personale medico e infermieristico parlano chiaro: la questione dirimente è la sicurezza: Furti, aggressioni, accesso ai reparti fuori dall’orario consentito determinano uno stato di disagio e di insicurezza, spiegano i volontari dell’associazione dei diritti del malato.
Le richieste. Ai responsabili Asl regionali e provinciali chiediamo perchè l’ospedale di Cerignola non sia stato mai messo nelle condizioni di funzionare bene e quale destino si stia progettando per il nostro ospedale. Inoltre, non ci è dato sapere di una progettualità in termini di miglioramenti, concreti e fattibili. La presenza politica nella nostra sanità diventa forte nella scelta delle persone, ma rimane debole e carente nei progetti sulla prevenzione e sulle realtà territoriali. Oggi “ concludono- al cittadino non viene più garantita una adeguata assistenza pubblica come previsto dalla Costituzione.