Nel mare ci sono i coccodrilli : storia e teatro allo Spirito Santo
La storia è fatta da uomini, a volte dai nomi altisonanti, scolpiti a memoria perenne, in altre da persone anonime, lontane dagli echi roboanti dei grandi nomi. Spesso neanche uomini : bambini. Bambini a cui le guerre negano le gioie più elementari della vita; come famiglia e gioco, cibo e spensieratezza.
In questi casi, per fortuna, interviene l’arte, che attraverso le sue meravigliose ali, risarcisce la mancanza di voce dei protagonisti degli eventi di una storia divenuta sempre più caotica e insofferente alle sofferenze umane.
Su questo, su bambini e storia recente, si basa il monologo teatrale di Christian Di Domenico, attore lombardo ma meridionale di nascita, che ha fatto tappa a Cerignola in un’esibizione gratuita presso la parrocchia dello Spirito Santo, all’interno della rassegna artistica di Notti Sacre 2016. Il ciclo di eventi, promosso dall’associazione Federico II eventi nelle persone di Miguel Gomez e Cinzia del Corral, pone alla riflessione dei partecipanti di quest’anno tematiche di stretta attualità , come hanno potuto osservare i presenti alla mostra dedicata al Maestro Gomez tenutasi presso l’ex Opera.
Sul palco, una sedia e una fila di lanterne. Le lanterne, le accende all’entrata in scena, sciorinando un canto dell’emigrazione italiana degli inizi del secolo scorso. Dalla sedia, su cui Christian Di Domenico si siede nei momenti di maggiore trasporto emotivo, si dipana il racconto tragico ma a fin di bene del piccolo Enayatollah Akbari, bambino afghano costretto, da una concomitanza di tristi eventi, a compiere un lungo viaggio fino alla terra promessa, nell’immaginario di molti. La nostra Italia. Per quale motivo? Vivere, non per altro. Perchè la morale del racconto è semplice : tutti vogliono vivere, e per questo sono disposti ad attraversare un calvario di sofferenze inimmaginabili, irto di vessazioni, violenza e ricatti, maggiorati dalla condizione d’infanzia del protagonista. Vittima prima del fanatismo etnico e religioso, prima, poi dai soprusi e dai ricatti dei trafficanti d’esseri umani poi, ma anche testimone della generosità di alcuni angeli, dai quali riceve, con grande enfasi da parte dell’attore, di una stretta di mano. La stessa con cui i cristiani sono chiamati a mostrare la loro benevolenza nei confronti del prossimo durante la messa.
Un lungo percorso artistico, quello di Christian Di Domenico. Dalla rievocazione di don Pino Puglisi, alla divulgazione di Platone, fino al tema dell’immigrazione. Tutto tenuto insieme dal filo rosso dell’occasione, da analizzare e capire.. Il filo che lega tutto assieme è l’occasione. Ne U Parrinu, l’occasione del perdono, con cui don Pino ha perdonato sorridendo chi gli ha puntato una pistola alla nuca fino all’occasione di accogliere e accettare il diverso si esprime l’attore.
Un attore che nella sua carriera ha incrociato il proprio percorso artistico con personalità illustri quali Giuseppe Bertolucci, Mariangela Melato e Antonio Albanese. Colleghi, ma soprattutto persone ammirate nel loro versante umano. Vederli al lavoro è stato illuminante. Persone prima ancora che personaggi. La loro vicinanza è stata discreta e umile malgrado i loro nomi altisonanti.
Ma alla carriera di interprete, Christian di Domenico ha unito una lunga carriera di pedagogista teatrale. Riconosciuto come uno dei divulgatori ufficiali del metodo di recitazione alschitziano, appreso direttamente da Juri Al Sic, ha messo al centro del suo insegnamento presso la scuola di recitazione Itaca le metodiche del drammaturgo russo. Attività che avrebbe sicuramente proseguito, dopo 12 anni di direzione didattica presso il centro pugliese, se l’istituto non si fosse affievolito negli ultimi due anni. Il suo ruolo di educatore e artista emerge chiaramente dalle parole con cui risponde alla mia domanda se sia più facile insegnare il teatro o attraverso il teatro : Chi ascolta il mio modo di recitare, penso che possa imparare. Di maestri ce ne sono tanti : o gli autori dei libri che leggiamo, o le persone che incontriamo per strada e nel nostro cammino. Essendo allievo di tre scuole di teatro, non posso esimermi dal dire che la scuola di teatro ti dota delle tecniche necessarie per imparare l’arte e metterla da parte.
La chiusa ha un sapore agrodolce, quando la discussione verte sulla scarsa partecipazione di pubblico a teatro. Infatti, Christian Di Domenico non risparmia una stoccata nei confronti delle nuove generazioni internet-dipendenti : Siamo in un era con nuovi mezzi, dove tutto è a portata di mano. Lo stesso cinema è a portata di computer, con la pigrizia che contraddistingue la nuova generazione. La gente preferisce vedersi un film a casa, piuttosto che andare al cinema. Si è persa la funzione di comunità del teatro, quella sorta di rito collettivo che era la partecipazione agli spettacoli.
La massiccia presenza di pubblico fa sperare in un cambio di rotta in questa direzione.
Enrico Frasca