[Fahrenheit] Da Mazinga e Jeeg Robot a Dante: il genio di Go Nagai
[FAHRENHEIT] Oggi ci è sembrato doveroso, al fine di scontare un debito contratto in tenera età , di dedicare lo spazio odierno ad un fumetto, anzichè ad un romanzo. E che fumetto, lasciatecelo dire.
Perchè a Go Nagai, indiscusso principe dei mangaka giapponesi, dobbiamo la nascita del genere mecha, in cui i protagonisti sono i robot giganti comandati dall’uomo che affrontano orde di nemici con armi mirabolanti e ipertecnologiche.
Suoi parti sono Jeeg Robot, Mazinga Z, Goldrake e tanti altri. Ma i più grandi potranno ricordarlo per la sua opera più nota e intellettualmente più impegnata, il cupo Devilman, in cui un demone sadico e spregiatore dell’umanità affronterà i suoi stessi compagni per salvare il mondo dall’invasione diabolica. Già in quest’opera, vera pietra miliare per contenuti e segno grafico, si rivela la sua vena che lo porterà a realizzare il lavoro di cui oggi ci occupiamo.
Il maestro giapponese fin dall’adolescenza, vedete un po’ la differenza fra le generazioni, ha coltivato la sua passione per l’Italia, soprattutto per l’opera caposaldo della cultura italiana. La lettura della Divina Commedia, con le illustrazioni improntate al più puro gusto romantico, di Gustave Dorè, lo hanno conquistato fin da subito e fornito gli spunti per le sue opere. In fin dei conti, Devilman vince la sua malvagità intrinseca grazie al sui amore per Miki, al pari di un novello Dante che spronato dall’alone angelico di Beatrice vince le tenebre del suo cuore. Non pago degli omaggi tributati nella realizzazione del suo capolavoro, negli anni ottanta ha avviato la stesura di una rinarrazione dell’opera dantesca, di cui in Italia esce quest’anno la versione aggiornata e riveduta.
Saccheggiando a piene mani le intuizioni di Dorè, ma con un saccheggio che non fa mai male, Go Nagai rilegge con acutezza il viaggio oltremondano del Sommo Poeta, con una visione cupa e pessi-mistica, cui indulge soprattutto nella rivisitazione dell’inferno, che occupa due dei tre volumi dell’intera edizione. Fra quadri decisamente gore e splatter, tra cui spicca la sezione dei Golosi, in cui Cerbero domina la scena con le sue fauci grondanti sangue e membra dilaniate, si nota il gusto tipicamente giapponese della figura femminile prosperosa e dai seni mastodontici, pensino nell’angelica Beatrice. Ad accompagnare le immagini, ovviamente i versi immortali del poeta fiorentino, forse un po’ maltrattati dalle mani di Nagai, vuoi per esigenze di spazio, vuoi per la sua personale rielaborazione del mito dantesco.
Per concludere, sarebbe sacrosanto regalare l’edizione integrale ai vostri figli o amici in occasione del compleanno, un po’ per resuscitare l’amore per questa opera fondamentale nella crescita dello spirito umano, un po’ per far riavvicinare i ragazzi alla cultura dell’animazione, affinchè non soccomba agli assalti della serialità insulsa e frivola dei format di matrice anglosassone. Che fine hanno fatto i grandi classici degli anime sui canali regionali? Per favore, rimandate in onda i grandi cartoni animati che hanno educato e intrattenuto i ragazzi che furono.
Enrico Frasca