[LA STORIA] Mentre la politica parla, la signora Maria muore
Trattative, comunicati stampa, parole dette e non dette, smentite e tatticismi. Il piano di riordino ospedaliero si gioca tra prese di posizione, negoziazioni e proteste, mentre i reparti sembrano schivare l’ondata schizofrenica di ipotesi e suggestioni.
In quelle corsie la gente si cura o muore. Nei letti del nosocomio non si ha tempo di aspettare il potenziamento dei territori o la classificazione delle strutture, semplicemente perchè quel tempo non c’è. Non c’è tempo per la signora Maria (nome di fantasia), che dal 27 dicembre del 2015 è entrata nel reparto di nefrologia di Cerignola e qui, come raccontano gli infermieri, forse aspetta la morte perchè tra servizi sociali e sistema ASL nessuno riesce a prenderla in carico.
Al Tatarella ci è entrata per gravi disfunzioni renali che l’hanno costretta alla dialisi, proprio lei che già stava facendo i conti con un tumore all’età di 83 anni. Quel giorno io ero di turno, me lo ricordo bene. è entrata, era una signora allegra, parlava in continuazione e molto spesso gridava, racconta l’infermiere Pasquale Rubino. Nel giro di poco tempo, però, la situazione clinica precipita, e forse a quell’età e con quelle patologie è naturale. Ma il calvario inizia proprio in quel momento. I familiari della paziente praticamente la abbandonano, racconta l’infermiere di nefrologia, e non vanno più in ospedale. La signora Maria sta male ed oggi è praticamente in condizioni critiche, giace sul letto da oltre 60 giorni e non è cosciente. Nè può essere dimessa.
E’ una situazione vergognosa, ripete l’infermiere. Già , perchè da quel momento nè i servizi sociali e nemmeno la Asl di Foggia riescono a trovare una sistemazione per l’anziana donna. Dal Comune di Cerignola si limitano a contattare i familiari, che dopo una visita fugace spariscono nuovamente; l’idea è trasportarla in una residenza socio sanitaria, ma pare non ci siano disponibilità . Quindi la signora Maria rimane praticamente e brutalmente parcheggiata nel reparto di nefrologia da 2 mesi, in uno dei 10 posti letto di cui è fornita la struttura. Ne parlerò con l’assessore ai servizi sociali, questa è una situazione drammatica. La signora dovrebbe andare in dimissione protetta, ma non sappiamo come fare: i servizi sociali dovrebbero integrare una parte della retta della RSSA o in una struttura per lungodegenza, dice il direttore sanitario per delega Rocco Dalessandro. è prevista una conferenza dei servizi per gestire casi simili, ma forse non ci sarà nemmeno il tempo perchè la paziente è in una situazione molto critica.
Per lei non ci sono soluzioni, i servizi sociali dovrebbero farsi carico della quota parte da destinare a una eventuale struttura socio sanitaria, ma tant’è. La famiglia non dà segni di voler risolvere la questione e, dopo una iniziale promessa a voce rilasciata in un incontro con i medici, ormai più di tre settimane fa, in questi termini la paziente non può essere dimessa, perchè sola e non autosufficiente; la Asl di Foggia, da parte sua, avrebbe informato dell’indisponibilità di strutture sul territorio che potrebbero accoglierla.
Quello stesso territorio che nella mappa della nuova sanità pugliese rappresenta il piatto forte, la rivoluzione copernicana, ma che al momento è ostile alla signora Maria. Fuori dalle mura del Tatarella, la politica si esibisce nello scaricabarile e nella ragioneria sanitaria. La signora Maria non lo sa, non può saperlo, perchè da due mesi si ritrova in stato di incoscienza e giace su un letto nel reparto di nefrologia, attaccata ad un respiratore e, come racconta l’infermiere, che non nasconde una certa rabbia, piano piano deperisce, si scioglie giorno dopo giorno. La ripetono più volte, gli operatori dell’ospedale, la locuzione si scioglie piano piano. E quel frastuono, fuori, quel tatticismo contabile, quel nascondere le carte tra un tweet e l’altro sembra contare nulla, quasi a diventare una sciocca pratica di furbizia fine a se stessa perchè dietro i miliardi della sanità ci sono volti, storie e sofferenze come quella della signora Maria. Come cantava De Andrè, questo ricordo non vi consoli, quando si muore, si muore soli.
Michele Cirulli