Quattro mesi per chiudere il Canile degli Orrori: cosa c’era dentro
Dal 1 settembre il canile di Cerignola è stato posto sotto sequestro e i 250 cani ospitati dalla struttura sono stati affidati, per la gestione provvisoria, alle Associazioni ˜Gli amici di Balto’ e ˜Dalla parte di Floppy’.
Il canile comunale era, precedentemente, gestito dall’ ˜Apac’ (Associazione protezioni animali), a cui il Comune versava un canone mensile, per la gestione della struttura, pari a 14mila euro. Ma il canile, che insiste sui terreni di proprietà della famiglia Barrasso, non è stato adatto ad accudire i randagi e chi se ne occupava è risultato totalmente incapace di svolgere il lavoro: la struttura non aveva nemmeno l’autorizzazione della Asl e i cani vivevano in condizioni disastrose.
Nonostante le richieste d’aiuto da parte delle associazioni animaliste, a nulla sono valsi gli interventi dei Nas e gli svariati controlli: l’Apac ha continuato ad incassare i soldi della convenzione con il Comune e il canile lager ha custodito ugualmente per anni gli animali, facendoli vivere in condizioni disastrose (cani bloccati nelle gabbie, ricoperti di escrementi, malati e mangiati vivi dai topi). Fino a questo mese: ad oggi sono stati affissi i sigilli al canile degli orrori e i volontari cercano di salvare il salvabile, aiutando al meglio i cani rimasti nella struttura e cercando di donare loro una vita migliore attraverso le adozioni.
Ma non tutti sono stati d’accordo e il sequestro del canile ha portato con sè una ventata di polemiche: c’è chi sostiene che il dramma del randagismo non verrà risolto con la chiusura della struttura (anzi, questa interruzione non farà altro che peggiorare la situazione) e chi invece crede fermamente che questa sia la soluzione migliore. Tra i sostenitori della tesi chiusura immediata e nessuna riapertura del canile comunale c’è Chiara Valentino, presidente dell’Associazione Gli Amici di Balto che si sta occupando proprio in questi giorni del recupero dei cani rinchiusi nel lager. Le abbiamo chiesto innanzitutto se prima del sequestro aveva mai collaborato con chi gestiva il canile: ˜non ufficialmente- ci ha risposto -ci limitavamo ad aiutare, tirando fuori da quell’inferno, alcuni cani. Ma no, prima dell’intervento della Forestale non ci siamo mai occupati attivamente del canile. Abbiamo provato molte volte a denunciare la situazion all’ex amministrazione comunale, questo sì, ma ci hanno sempre ignorati’.
Una delle domande che molti si pongono è proprio chi sia stato, stavolta, a denunciare l’orrore della struttura alla guardia Forestale ˜non so chi abbia richiesto l’intervento della Forestale, non l’ho mai saputo. Però, chiunque sia stato, ha smosso davvero qualcosa perchè c’è stato quello che pensavamo sarebbe stato l’intervento definitivo. Il problema è che poi, dopo l’irruzione di Aprile, il canile è stato riaffidato (dal sindaco pro tempore Reddavide) sempre alla stessa persona che lo aveva in gestione prima. Quindi alla fine è risultato l’ennesimo buco nell’acqua. Solo adesso stiamo per vedere la luce in fondo al tunnel ˜ ha replicato Chiara.
Sul canile degli orrori si sono susseguite negli anni diverse leggende metropolitane, tra le quali quella che i diversi pitbull abbandonati (decisamente la razza più in voga a Cerignola in questo momento) non venissero dati in adozione dal canile, ma venduti al migliore offerente ˜non posso nè smentire nè confermare perchè non ho prove certe- ha confidato la presidente degli Amici di Balto -però è molto probabile. è vero, nel canile ci sono tanti pitbull, molti dei quali da combattimento. Chi si occupava della struttura però non ha mai fatto adottare nessun cane, perchè per fare adottare un cane bisogna mettergli il microchip e quindi registrarlo alla Asl. Ma, come sappiamo, chi gestiva il canile non era collegato in nessun modo con la Asl e quindi sì, è davvero possibile che i cani siano stati venduti’.
Visto l’impegno che i volontari dell’associazione ci stanno mettendo, è probabile che Gli amici di Balto prendano in gestione, definitivamente, il canile? ˜Per adesso l’ordinanza del sindaco ci ha affidato la nutrizione dei cani ospiti nella struttura e noi da volontari abbiamo accettato- ha spiegato Chiara- per il futuro non so cosa ci riserverà : il Comune si è interessato al nostro progetto, il prossimo passo secondo me sarà la costruzione di un nuovo rifugio sul suolo comunale e non più affidato ai privati. Credo che poi ci sarà una gara d’appalto e di solito, per legge, hanno la precedenza le Associazioni. Noi ce ne stiamo occupando già , quindi non vorrei sbilanciarmi, ma insomma¦’.
Ma qual è, secondo la presidente dell’Associazione animalista, la migliore soluzione al problema del randagismo? ˜Piccoli rifugi sanitari, non canili. I canili vanno chiusi perchè sono dispendiosi per la comunità e invivibili per gli animali: I cani non dovrebbero essere rinchiusi, ma rimessi sul territorio, se non hanno avuto richieste d’adozione, dopo essere stati sterilizzati. A cosa porta avere una struttura grande e rinchiudere i cani dentro una gabbia? A niente, anzi, ha conseguenze disastrose: il canile lager ne è una dimostrazione. Il sistema è sbagliato. Il randagismo, secondo me, si combatte prendendosi cura dei cani lasciandoli liberi’ conclude Chiara Valentino.
Anna Ilaria Tattoli
Mentre a Stornara…
Secondo le ultime stime del Ministero della Salute (2012), la popolazione di randagi su tutto il territorio nazionale si aggira sui 600mila esemplari, mentre i dati relativi agli ingressi nei canili sanitari mostrano oltre 104mila abbandoni. La LAV, Lega Anti Vivisezione, una delle associazioni animaliste più antiche d’Italia, espone: ogni anno in Italia, soprattutto nei mesi estivi, vengono abbandonati una media di 80.000 cani e 50.000 gatti.
La situazione, soprattutto al centro-sud è critica: poche strutture, troppi animali da gestire e poche nuove adozioni.La Regione Puglia, nell’estate 2013 ha approvato le Linee Guida Attuative dell’art. 2 della legge 281/91 e degli artt. 6 e 8 della legge regionale 12/95 in materia di prevenzione del fenomeno del Randagismo, da cui si evince che tutti i trattamenti che devono essere operati sui randagi sono a carico delle amministrazioni comunali in collaborazione con le ASL e con le associazioni animaliste.
La mancanza di fondi, di monitoraggio, di sterilizzazione, unita al sovraffollamento delle strutture, spesso inadeguate o inesistenti, produce il risultato che in un paese di circa 5000 abitanti come Stornara, sia difficilissimo affrontare l’emergenza in sintonia con le linee guida dettate dalla Regione.Nonostante questo, il Comune di Stornara contribuisce a contrastare la piaga del Randagismo sul proprio territorio, con una spesa annuale pari a circa ‚¬ 10.000. Questa somma, in gran parte, viene devoluta a due associazioni animaliste, Gli Amici Di Balto e ANPANA Onlus (Cerignola), che si occupano di curare, dare un rifugio, nutrire e cercare nuove adozioni a tutti gli animali randagi che vengono loro affidati o segnalati dalle amministrazioni comunali limitrofe.
Spesso, per una piccola realtà , come quella di Stornara, questo non basta per risolvere definitivamente il problema, e sarebbe bene che tutti i cittadini collaborassero in sinergia con i Comuni, con le ASL e le associazioni animaliste, per tentare di risolvere questo problema, come si auspica il sindaco Calamita.
Luciano Gennaro Grippo