Metta come Dorando Pietri? Ecco perchè rischia di perdere da solo
Era il 30 luglio del 1908 quando il piccolo fornaio Dorando Pietri di Carpi, a termine della maratona delle Olimpiadi di Londra, tagliò il traguardo per primo sorretto da due commissari sportivi che, vedendolo barcollare ed incitati dal pubblico che solidarizzava con quell’atleta ormai stremato, furono costretti ad intervenire prendondolo sotto braccio fino agli ultimi metri.
Quella vittoria, però, fu annullata dai giudici e Dorando Pietri fu squalificato per l’aiutino diventando colui che ha vinto e ha perso la vittoria. è questo quanto sta capitando a Franco Metta e al suo movimento politico, La cicogna, che preso dall’ansia di vincere o dalla paura di perdere, fiaccato da 4 anni di martellante opposizione, proprio come Dorando Pietri si accinge ad arrivare sul traguardo barcollante, sbagliando direzione, cadendo sotto i colpi decisivi determinati dalla scarsa lucidità .
E quella macchina da guerra del 2010, che catalizzò oltre 8200 preferenze scompaginando il duopolio destra-sinistra, ad un tratto sembra essere ingolfata, strozzata tra ciò che si è e ciò che si vuole diventare. Se Franco Metta alias Dorando Pietri riuscirà a tagliare per primo il traguardo saranno le elezioni di maggio a decreatarlo. Ma quei 10 centimetri davanti alla faccia, per dirla con le parole di Al Pacino in Ogni maledetta domenica, potrebbero essere lo scoglio più difficile da superare e potrebbero far ritornare attuale, 107 anni dopo, la drammatica vicenda di Dorando Pietri.
Target. Sin dalla sua creazione, a margine della sconfitta elettorale del 2010, Franco Metta ha messo in piedi un’organizzazione capillare fondando il movimento politico La Cicogna. Un gruppo che nasceva dallo zoccolo duro dell’esperienza solitaria della passata tornata elettorale, che avrebbe dovuto mettere in cassaforte il bottino delle amministrative costruendo nuovi link e nuovi accessi a mondi fino ad allora preclusi. Quattro anni di opposizione dura e pura, dal buco GEMA alle presunte speculazioni edilizie: poi, improvvisamente, silenzio e quella carica prorompente si spegne, allontanando, forse, la pancia dell’elettorato, il bottino del 2010. Nell’ultimo anno e mezzo la Cicogna ha prodotto poco, si è opposta peggio, ha lasciato spazio agli avversari oltretutto gestendo male l’incalzare dei competitor. Franco Metta sembra sparito dalla scena pubblica, assente nei consigli comunali. Ha preferito l’esilio dalla scena pubblica nascondendosi tra social e annegando nei commenti virtuali.
Emiliano ha rubato la sovranità . I rapporti controversi con il Sindaco di Puglia hanno determinato anche un’altalenante definizione lineare del percorso cicognino. Amici (o quasi), telefonate cordiali, ma quando si è trattato di metterla ai voti, Emiliano ha preferito Elena Gentile ed il PD (ha appoggiato pubblicamente Tommaso Sgarro) non prima di aver sfilato l’accordo a Metta e i suoi che hanno appoggiato Francesco Miglio alla Presidenza della Provincia dirottando verso Lucera, sponda Tutolo, quelle preferenze che avrebbero potuto comportare “ con patti diversi- l’elezione di un cicognino come consigliere provinciale. Invece è andata in maniera diversa, la Cicogna si è chiusa a riccio cedendo il suo ruolo di affermata forza politica a quello di mero portatore di borracce. Analogo discorso per il capitolo regionali: a quanto pare La Cicogna non avrà un proprio candidato per Bari e piuttosto si limiterà , ancora una volta, a sostenere (forse sottobanco) il lucerino Roesler. Serviva una prova di maturità , un’imposizione sui palchi che contano, la forza di imporre (concretamente) nuove figure della decantata classe dirigente cicognina in postazioni strategiche. Ed invece è tabula rasa.
Accordi chiacchierati. Nel 2010 lo aveva detto senza remore: mai con i partiti. Eppure in quei contenitori ci ha pescato a piene mani riabilitando fuoriusciti o vecchie conoscenze della politica: dagli assessori della giunta Valentino (Pezzano e Paparella) ai segretari di partiti ormai fratumati (Mariella Cioffi); dai movimenti giovanili di destra e sinistra (Lapollo, Dercole) a sponsor imprenditoriali tutt’altro che nuovi. In più la chiacchierata e contestata operazione i-Cattolici, che per volontà del vescovo Di Molfetta sosterrà Metta sindaco, è stata solo un alibi per gli avversari che un valore aggiunto in termini di partecipazione, perchè sembra aver prodotto poco: al momento sono soltanto 10 i candidati prestati dalla galassia della Curia a fronte di polemiche dure e talvolta violente nei toni, etichettate come semplici giochi di palazzo. Quasi una bestemmia per chi intede essere la voce del popolo.
Comunicazione sbagliata. Nell’era dei partiti personali, dei personaggi mediatici prestati al ruolo di leader politico, il più personaggio tra i candidati vuole ricucirsi addosso un abito da statista che non gli appartiene. E così una serie di uscite a vuoto che lo hanno intrappolato in una sorta di schizofrenia mediatica fatta di toni solenni contrapposti a blackout della logica. Strumentalizzazioni grossolane (per il furto delle gomme dell’auto di un suo delfino ha invocato la mobilitazione cittadina) e perdita dell’identità di movimento. Da questo vuoto sono nate altre folkloristiche e nuove aggregazioni civiche a testimonianza che “ contrariamente all’impegno profuso- la cicogna non è avvertita come il nuovo, ma come Sistema. A questo si aggiunge il rifiuto del contraddittorio, la chiusura totale ai dibattiti che non sfocino in monologhi e la regressione al pensiero unico.
Fattore C. La fase della protesta e della denuncia, pur con qualche naturale scivolone, è stata determinante per la costruzione della fortuna de la Cicogna. A questa, come Metta ha sempre dichiarato, si sarebbe dovuta affiancare quella proposta, del Fattore C, delle belle esperienze e delle belle idee. Nella foga da preferenza l’ultimo passaggio sembra essere saltato. Una proposta di rilievo, strategica, di ampio respiro, al momento non c’è, a meno che non sia il gran finale riservato per gli ultimi botti da campagna elettorale. Vi sono boutade su migliaia di posti di lavoro, su palazzetti dello sport, perfino su come raccogliere la cacca dei cani. Ma il cambiamento che passa da una visione di città che superi il 31 maggio non è in agenda. è un sì accomodante e furbetto a tutte le istanze presentate da gruppi e associazioni e quel soprannome affibiato ad Antonio Giannatempo, sein sein, sembra già ritorcersi contro come uno scongiuro. Se il Metta del 2010 era visto come il sincero ed eccentrico personaggio con la verità in bocca, oggi sembra essere la copia sbiadita di un personaggio politico di Fine Repubblica. E se il suo destino sarà simile a quello di Dorando Pietri si scoprirà a urne chiusa, se Cerignola darà una chance a chi arriva in affanno o, come per l’atleta di Carpi, vi sarà la drammatica squalifica.
Michele Cirulli