Emergenza acqua a Tressanti, ma il progetto è nel cassetto da 20 anni
Da diciotto anni esiste un progetto per risolvere l’emergenza acqua di Tressanti, ma quel documento è rimasto nel cassetto dell’Autorità idrica pugliese. Così oggi, dopo quasi tre mesi, nella frazione di Cerignola i residenti, circa 150 famiglie, sono costretti a percorrere 20 chilometri al giorno per fare rifornimento e portare le taniche a casa.
Ieri una delegazione di cittadini si è recata presso Palazzo di Città per un confronto con il commissario prefettizio Umberto Postiglione che, da parte sua, non ha potuto far altro che constatare l’impossibilità del Comune di entrare in una partita che dovrebbe invece giocarsi in Regione Puglia.
“Sappiamo che non è colpa dei commissari”, hanno detto i residenti di Borgo Tressanti, “ma noi da anni siamo completamente dimenticati”. L’emergenza idrica nella borgata è iniziata a novembre scorso, quando SIA è stata schiacciata dal peso dei debiti: prima di quella data, infatti, i cittadini – che con la società avevano sottoscritto un contratto- prendevano acqua una volta a settimana dalle autobotti di SIA, ad un prezzo annuo di circa 350 euro. “Abbiamo chiesto informazioni a società private, ma con quei soldi riusciremmo a coprire solo un mese e mezzo di fornitura”, riferiscono i cittadini.
Con loro anche Cittadinanza Attiva: “Nel 2002 – spiega il referente regionale Matteo Valentino – il comune di Cerignola ha presentato all’Autorità Idrica Pugliese un progetto per la costruzione di un acquedotto rurale a Borgo Tressanti, per un importo di 1.7 milioni di euro, e un progetto per Borgo Moschella, per un importo di 871 mila euro. Di quei progetti non se ne è fatto più nulla”. Per questo, ora, la necessità è avviare un’interlocuzione con Regione e Acquedotto Pugliese, perché, osserva Valentino, “si potrebbe pensare ad un investimento che veda la Regione finanziatrice di Aqp proprio come succede in estate negli insediamenti dei migranti”.
I disguidi sono numerosi, soprattutto per bambini, anziani e disabili: “Siamo in emergenza, questa fase dovrebbe essere gestita dalla Protezione Civile”, dice il presidente di Cittadinanza Attiva.
Michele Cirulli