Tressanti senz’acqua e così il Coronavirus fa più paura
Il mantra è “lavatevi spesso le mani”. Ma se non si ha nemmeno l’acqua, l’attività di igiene personale, soprattutto in questa fase, può essere limitata al massimo oltre ad essere pericolosa. Succede a Borgo Tressanti, dove le circa 50 famiglie vivono in una situazione al limite in seguito al fallimento della SIA srl che fino a novembre si occupava dell’erogazione del servizio con autobotti. Dopo gli incontri in Regione, nulla si è mosso e il Coronavirus oggi diventa una minaccia più forte.
“Diventa pertanto urgente la fornitura di acqua almeno una volta a settimana, avvalendosi di cisterne di ogni famiglia. Il costo per la fornitura del servizio, gestito precedentemente da SIA, ammontavano a 3,00 euro a metro cubo, mentre un fornitore privato, chiede 35,00 euro a metro cubo. E’ del tutto evidente – dice Matteo Valentino di Cittadinanza Attiva – l’impossibilità da parte di queste famiglie farsi carico di un costo così rilevante e per questa ragione, l’Assessore Giannini si era impegnato a trovare un modo per venire incontro alle difficoltà delle famiglie”.
L’incontro in Regione aveva portato a due soluzioni: la prima, a lungo termine, prevede la realizzazione in tre anni di un acquedotto rurale; la seconda, a stretto giro, l’irrogazione di acqua tramite ditte private contattate dalla Regione Puglia. Ma di questa ultima opzione non se ne è saputo nulla.
“Nel frattempo- racconta Valentino- con il commissario prefettizio dott. Postiglione abbiamo contattato una ditta locale per la fornitura del servizio, il quale si è impegnato ad attivare il servizio, per una settimana o dieci giorni, per verificare l’esatto costo della fornitura, per poi comunicarcelo e definire di quanta risorsa si ha bisogno. Allo stato la ditta, su nostra sollecitazione, ci comunica l’impossibilità di attivare il servizio, visto il momento particolare in cui ci troviamo per l’emergenza virus”.
Dunque i cittadini di Tressanti sono costretti, ancora, a rifornirsi da fontane pubbliche nei paesi limitrofi. Sono quindi costretti ad uscire, trasportare quantità limitate di acqua rispetto alle necessità, il tutto facendo attenzione a non incorrere nelle sanzioni previste dal DPCM. Cittadinanza attiva ha presentato un sollecito al Prefetto di Foggia, Raffaele Grassi.